Partendo dal presupposto che l’esperienza ha sempre una doppia componente, la terapia di sintomi legati ad aspetti traumatici non può prevedere solo una serie di colloqui che analizzano la situazione oppure solo trattamenti fisici che riducano temporaneamente la sintomatologia.
Per fare un esempio, un mio paziente stava malissimo con attacchi d’ansia che lo coglievano nelle prime ore pomeridiane delle limpide giornate di sole: quella luce lo faceva tornare in una situazione familiare dolorosa, vale a dire il fallimento del matrimonio. A distanza di un decennio, appena il tempo si apriva, ancora rimaneva nervoso per tutto il giorno, la pressione si alzava ed andava soggetto ad attacchi bulimici. Su una situazione così impalpabile, non è sufficiente far notare l’associazione stridente tra la limpidezza piena di promesse della giornata di sole e il fallimento di quelle coniugali: bisognava lavorare anche su quell’indicibile vuoto, quasi una vertigine piena di bagliori di luce, ronzii nelle orecchie e stomaco strizzato. Bisognava lavorare sul corpo, sostituendo l’esperienza che innescava modalità critiche con una che potesse generare atteggiamenti più fisiologici.
Per raggiungere questo obiettivo, cerchiamo di individuare, con tecniche e strategie precise, qual è il grilletto che scatena la coazione a ripetere e, a partire da tale innesco, organizziamo un intervento terapeutico integrato: se la criticità è una sensazione fisica (succede negli abusi, negli attacchi di panico o in situazioni analoghe al caso descritto prima), lavoreremo cercando di accedere alla parte “sana” antecedente al trauma, dalla quale si può attingere per superare il problema; se, invece, l’innesco è, ad esempio, un sentimento svalutante di sé (che può essere legato alla relazione con i genitori istallatasi nell’infanzia), bisognerà intervenire su una modalità più profonda, neuro-ormonale.
Le tecniche sono differenti caso per caso e gestite da differenti figure professionali: il “tuttologo” che accede sia al corpo che all’intimità dei sentimenti può far danni che si sommano al danno iniziale.
Nella nostra esperienza non esiste, quindi, una cura prestabilita, un protocollo, e neppure una memoria traumatica da sradicare dalla mente o da un organo, o un’energia negativa; siamo vittime di una strategia messa in piedi con le capacità e le informazioni disponibili, che supponiamo ci abbia conservato e che non siamo in grado di modificare col variare delle situazioni.